Ensys ebbe inizio da una macchinetta del caffè…

Padova, anno 2005

Nella facoltà di ingegneria elettronica Matteo, Diego e Alberto sono davanti alla macchinetta del caffè. Entro pochi secondi uno dei 3 craccherà la chiavetta e offrirà da bere per il prossimo mese.

Quei tre ragazzi hanno una mente fuori dal comune, una mente che, insieme, potrebbe dar vita alle tecnologie più evolute d’Europa e non solo. Loro tre, però, non sospettano ancora nulla, per il momento si limitano ad hacherare le macchinette dei corridoio…

Loro tre non sospettano ancora nulla…

Negli anni che seguono ognuno prende strade diverse.

 

ensys team

Matteo inizia a lavorare come dipendente in un’azienda di computer vision che si occupa di sistemi di lettura automatica delle targhe. L’hanno assunto per fare ricerca sviluppo, come sviluppatore esperto di computer vision, ma spesso finisce per diventare il tecnico tuttofare di turno: il triste destino dell’unico esperto di pc in azienda.

Sistema i pc dell’ufficio…

Ripara i macchinari rotti dei clienti…

Dà qualche consiglio durante l’ispezione del controllo qualità dopo che il capo gli dice: “mah, vai tu dai che sei ingegnere, firma tu che ne sai”.

Poi arriva il 2012

Ensys Matteo Pozzi

Ecco, quel Matteo sono proprio io e, nel 2012, mi ero stancato.
Facevo di tutto, tranne ricerca e sviluppo, ciò che amavo davvero.

Chi se ne occupava? I consulenti esterni, gli unici liberi di fare il loro lavoro a tempo pieno, senza distrazioni.

Ensys è natta proprio quell’anno: un’azienda basata sulla convinzione (e sui fatti) che la ricerca e sviluppo funziona solo se esternalizzata, almeno in parte, ad un’azienda specializzata esterna.

Sono un programmatore esperto di computer vision.

Grazie alla mia competenza verticale vedo, aiuto e faccio crescere tante realtà e tecnologie diverse ogni mese, la formazione continua è diventata un piacevole vizio, e la visione a 360° del mercato mi permette di crescere ogni singolo giorno, condividendo le mie competenze con le Aziende clienti.

Da solo, però, non avrei mai potuto creare tutto questo.

Per riuscirci ho dovuto fare un salto indietro negli anni, ai tempi dell’università. Sì, parlo proprio dei pomeriggi passati davanti alla macchinetta del caffè…

Ensys Alberto
Alberto è l’esperto firmware.

Ha lavorato in svariati settori, dall’automazione industriale, al controllo di potenza, controllo dei motori e delle pompe, specializzandosi poi nello sviluppo di firmware.

Controlla i bit uno per uno, andando ad esplorare il livello più basso, per capire come funzionano i registri all’interno del micro-processore (qualsiasi esso sia).

Ensys Diego
Diego invece si occupa della progettazione elettronica.

Prima di unirsi ad Ensys ha lavorato per diverse aziende elettroniche che operano su scala internazionale, spaziando, dalle trasmissioni radio, all’elettronica di potenza, all’elaborazione di segnali.

È anche un esperto di certificazioni di prodotto (compatibilità elettromagnetica, marchio CE).

Dopo esserci persi di vista Io, Diego e Alberto siamo diventati esperti in settori differenti, ognuno con le competenze verticali, difficili da trovare sul mercato.

Ma solo riunendoci è avvenuta la magia.

Vicenza, oggi

Ensys- team

Oggi quei tre cervelli portano nuove idee e nuove tecnologie all’interno delle aziende, ridefinendo il loro concetto di futuro.

Offriamo ad ogni realtà cliente una consulenza completa, partendo dalla loro idea per arrivare ad un prodotto finito, producibile su larga scala. Una consulenza che si basa sulla nostra capacità di calcolo ma, soprattutto sulle nostre competenze verticali che si integrano e completano le une con le altre.

Questo avviene grazie alla conoscenza a tutto tondo di decine e decine di settori differenti le cui tecnologie si influenzano ed incrementano a vicenda.

Spesso, tutto ciò, ci permette di suggerire idee e soluzioni impensabili per la singola azienda, ma possibili e, soprattutto, capaci di sorprendere le loro aspettative.

 

“Siamo i primi a sorprenderci dell’intelligenza quasi umana presente nelle telecamere dei nostri dispositivi e nelle schede a cui diamo vita.”

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